Questa sono io, qualche sera fa. Ho un microfono in mano e leggo una poesia di un Indiano d'America di nome ORIAH Sognatore delle Montagne. Il titolo della poesia non lo conosco, me l'ha dettata molti anni fa una maestra di recitazione americana, Geraldine Baron, e l'ho conservata in un quaderno, anni dopo l'ho tradotta. Ogni tanto, quando mi si chiede una presenza forte, incondizionata, aperta, quando mi si chiede di intervenire per portare il mio senso a una questione, la leggo. L'ho tradotta in varie lingue. Qui di seguito trovate la versione Italiana.
Nella foto mi trovo in Via Tiburtina, all'altezza di Via Cupa, ma dall'altro lato della strada. In Via Cupa ora ci sono delle tende, qualche armadietto, qualche tavolo, brandine, e poi bambini, adulti, donne e uomini senza casa, appoggiati, accampati, provvisori, che si ricavano uno spazio per sopravvivere in questa città inospitale, in questo paese inospitale, in questo continente inospitale. Ho parcheggiato la macchina nella parallela di Via Tiburtina, così per arrivarci ho attraversato Via Cupa, passando tra le tende e quello che è stato il Centro Baobab, ora chiuso. E la via è tutt'altro che cupa: pullula di persone che salutano, sorridono, si organizzano per mangiare, per dormire, per risolvere questioni primarie: trovare una maglietta, una mela, un appoggio per la notte. Sono sorridenti, accoglienti, e non mi meraviglia: vengono dalla guerra e dalla morte, non desiderano altro che la pace e la portano con sé. Vorrei fermarmi a chiacchierare, ascoltare le loro storie, ma sono invitata a leggere, dall'altro lato della strada, tra le automobili, per attirare l'attenzione su questa situazione. Dunque leggo.
Questa volta sono i Piccoli Maestri che hanno organizzato l'incontro, una maratona di lettura... La volta scorsa era Il cinema Italiano auto-organizzato... Si va, si legge, si mostrano film, si sta, ci si ascolta, ci si ritrova, pochi sparuti convinti. Dove sono gli altri? Dove sono tutti? Qualcuno legge qualcosa che fa eco, qualcuno mostra qualcosa che tocca il cuore, qualcuno è famoso e può sperare con la propria immagine di dare risonanza a una questione che non si può ignorare. Qualcuno è lì per caso, qualcun altro si spera voglia tornare...
Non si può ignorare il fatto che ci sono persone senza terra, che non possono tornare a casa perché non hanno più casa né paese, la cui vita non è possibile là dove sono nate. I loro genitori sono morti, i loro figli sono morti, i loro fratelli sono morti, i loro amici sono morti. La loro casa è bruciata. La loro strada è bruciata. Il loro quartiere non si riconosce più perché non c'è più. La loro terra è secca, senza acqua, senza germogli. Che cosa faccio io? Che cosa facciamo noi? Che cosa chiediamo e che cosa proponiamo?
Quando ti fermi a conoscere qualcuno, ad ascoltare la sua storia, il più delle volte scopri qualcosa che ti piace e ti viene voglia di saperne di più, di invitarlo, di condividere con questa persona un tempo, un pasto, un tratto di strada. Il mio invito oggi è questo: fermarsi ad ascoltare, conoscere le storie di queste persone, per condividerci un tempo, un pasto, e un tratto di strada, che non sia solo quel breve tratto di Via Cupa o la zona tra le automobili di Via Tiburtina.
Valentina Carnelutti
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ORIAH Sognatore delle montagne
A me non interessa sapere quel che fai per vivere.
Io voglio sapere per che cosa soffri, e se osi sognare di incontrare
la passione del tuo cuore.
A me non interessa sapere quanti anni hai.
Io voglio sapere se rischieresti di sembrare un pazzo per amore, per
i tuoi sogni, per l'avventura di essere vivo.
A me non interessa sapere quali pianeti sono in quadratura con la tua luna.
Io voglio sapere se hai toccato il centro del tuo proprio dolore, se
sei stato aperto ai tradimenti della vita o se ti sei ritirato e
chiuso per paura di ulteriore dolore!
Voglio sapere se puoi star seduto con il dolore, il mio o il tuo,
senza far niente per nasconderlo, o mascherarlo o immobilizzarlo.
Voglio sapere se puoi stare con la gioia, la mia o la tua; se puoi
danzare selvaggiamente e lasciare che l'estasi ti riempia fino alla
punta delle dita
e delle dita dei piedi senza ammonirci di stare attenti, di essere
realisti, o di ricordare le limitazioni dell'umano.
A me non interessa se la storia che stai raccontando è vera.
Voglio sapere se puoi deludere l'altro per essere vero con te stesso.
Se puoi sopportare l'accusa di tradimento e non tradire la tua anima.
Voglio sapere se puoi essere fedele e quindi affidabile.
Voglio sapere se puoi vedere la bellezza anche quando non è carina
tutti i giorni, e se puoi nutrire la tua vita della Sua presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fallimento, il tuo e il mio, e
ancora ergerti sulla riva di un lago e gridare all'argento della luna
piena, "SÌ!"
A me non interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai.
Voglio sapere se puoi alzarti dopo una notte di pena e disperazione,
addolorato e ferito fino alle ossa, e fare ciò che c'è da fare per i
figli.
A me non interessa sapere chi sei e perchè sei qui.
Voglio sapere se starai al centro del fuoco insieme a me e non ti
ritirerai.
Non mi interessa sapere dove o cosa o con chi hai studiato.
Voglio sapere che cosa ti sostiene dall'interno quando tutto il resto
cade.
Voglio sapere se puoi stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che tieni nei momenti vuoti.
Nel 2004 nasce il Centro Baobab, una vecchia vetreria abbandonata, situata in via Cupa 5 tra il piazzale del Verano e la stazione Tiburtina. In questi anni il centro è stato utilizzato per attività culturali e di prima accoglienza. Dal 12 giugno 2015 questa struttura è diventata un contesto di azione autogestita da parte di liberi cittadini che spontaneamente hanno prestato il loro tempo per accogliere migranti o rifugiati in transito sul territorio romano.
Si tratta, quindi, di un movimento formato da cittadini, lavoratori, disoccupati, studenti, medici, artisti e persone di ambo i sessi, di ogni ceto sociale e di ogni generazione che da mesi si stanno mobilitando per i diritti dei migranti e il loro libero transito.
Per donare:
Baobab Experience - C.F. 97878960588 bonifico bancario a: Carta EVO-Banca Etica IBAN: IT72Y0359901899050188533521
Per aiutare intanto:
Oggi GIOVEDI 28, alle 16 consiglio STRAORDINARIO del II municipio presso l’Aula Consiliare “Matteo Bonetti” sita in Via Dire Daua nr. 11 (zona viale Libia) per discutere della situazione di via Cupa e delle condizioni in cui versano le donne e gli uomini migranti. Si può partecipare e portare solidarietà ai migranti .
In Via Cupa servono, e si possono portare direttamente.
Voltaren, gentamicina
fermenti lattici per bambini
Bicchieri di plastica
Guanti monouso
Forchette di plastica
Bottiglie di olio
Buste leggere da supermercato
Zaini
Infradito uomo/donna
Creme idratanti
Abiti per maschio femmina e bambini. Puliti. Semplici. No minigonne, no canottiere. Magliette maniche lunghe o corte, gonne lunghe, pantaloni, camicie. Biancheria intima ecc.
Si possono portare direttamente.
VENERDI 29 dalle 18 ai Cavalieri di Colombo (Via dei Sabelli 88, a San Lorenzo), un'amichevole di calcio con i migranti. Servono scarpe, maglie, pantaloncini e la partecipazione di tutti. Chi vuole, dietro versamento di una piccola quota, potrà prendere parte al torneo iscrivendosi qui o direttamente venerdì al campo. Si può anche assistere alla partita, degustando un aperitivo o una cena etiope (a sottoscrizione).
Grazie di voler condividere queste informazioni il più possibile, e di volerle integrare con altre continuamente aggiornate sulle vostre reti di comunicazione, non solo a Roma ma in tutto il paese. Grazie di cuore! VC