Sono orgogliosa e felice di presentare qui il lavoro di SUNI PRISCO, finalmente anche online!
Non avevo mai comprato un'opera d'arte, e invece ecco, la mia casa tutta ringrazia, e i miei ospiti, e i miei occhi, e il cuore.
Questo il primo dei 32 pezzi che ora abitano la mia casa! (Vai all'opera completa)
Suni Prisco nasce all'isola d'Elba l'8 gennaio 1991, vive e studia a Roma fino all'età di 20 anni. Il suo lavoro artistico si sviluppa nel corso degli anni grazie alla filosofia, alla letteratura e a numerosi viaggi all'estero. Vive a Berlino, poi a Parigi dove nel 2012 entra all'ENSBA (École Nationale Supérieure de Beaux Arts) nell'atélier di Pascal Marthine Tayou. Partecipa a diversi laboratori e set, e si impegna nella ricerca tra teatro e cinema oltre alle arti plastiche. Ora ricerca grazie a una molteplicità di materiali i suoi punti di interesse: le opposizioni e le contraddizioni che costituiscono le radici della vita e dell'essere umano. Sempre alla ricerca di un nodo irraggiungibile tenta di rendere visibile un universo che è costantemente ripiegato, cavo e concavo al tempo stesso, universo che non cessa di essere il positivo e il negativo di se stesso. Le tracce, stratificazioni, trasparenze o spazi nascosti evocano e suggeriscono una "architettura interna", un luogo non-luogo all'interno di se stesso e del mondo. Luogo che muta e si riproduce senza sosta in simbiosi perfetta con le nostre percezioni del "fuori" e del "dentro".
Vai al sito di Suni Prisco.
Questa primavera a Parigi sono stata con la mia amica regista Chiara Malta, alla mostra di Suni a Beaux Arts: "Si seulement j'arrivais à bailler l'océan remplirait mon nombril"
Scriverne dopo è stato irresistibile.
FRACTIONS OF INTIMATE LANDSCAPES
Un bianco e nero a colori il lavoro di Suni, che ti riposa e rinfresca dopo un lungo viaggio, e ti accende al tempo stesso dell’energia che si produce intorno alle sue opere. Si può sostare a lungo davanti a ciascuna senza sentirsi stupidi o ignoranti d’arte, senza aver bisogno di chiedere spiegazioni o leggere didascalie, perché si spiegano e dispiegano da sé, arrivando dritte a un senso che sembra contenerli tutti, vista tatto cuore spirito. Sembrano pezzi antichi alcuni, che l’autrice ha ritrovato in qualche meandro del mondo, il suo mondo, e generosamente ripulito per offrirli a noi, e lo ha fatto con cura meticolosa e onesta, regalando a ciascuno lo spazio perché potessimo goderne a pieno. Così ci troviamo a camminare intorno a una nuvola sospesa che è anche il fondo del mare che ondeggia impercettibile, o a guardare ipnotizzati la goccia di inchiostro che scrive il nostro senso del tempo allargandosi sul sale, invito a ficcarci la mano e sporcarci di vita. Così ci pare di vedere il sole soffice posato sulla rete aspra di un letto che è altro, e viene voglia di aggiungere un nodo alla tela incompiuta tessuta di alghe… E ancora ci parla di un dentro segreto la pelle sul muro che protegge pudica forse un lutto una ferita e la sua morbidezza insieme e quel che lascia. Si parlano le opere. Una amplifica l’altra che sintetizza l’altra che apre la strada all’altra che sostiene l’altra… e ci si trova così in una sorta di spirale morbida, un campo magnetico che dalla nascita della terra arriva fino alla parola, scritta scelta protetta e libera. Ci vuole coraggio a restare senza pelle di fronte al mondo, senza cedere al ricatto che offrirebbe una protezione in cambio di banalità. Non c’è nulla di banale, nulla di certo, nulla di artefatto. Tutto è naturale eppure lavorato, voluto, scolpito, fuso, dipinto, disegnato, saldato, cucito, tessuto, annodato, incastrato, battuto, trasportato, posato, ripreso, legato, appeso. E’ un lavoro fisico quello dell’artista oltre che del cuore. E commuove entrare in questo luogo pieno di senso in cui il sudore e la pena sono sostenuti dalla bellezza e dall’equilibrio, dove allora ci si può, ci si vuole fermare, a sentire qualcosa di sé, a ricevere qualcosa di antico e anelato.
Cosa ho visto nello spazio di Suni Prisco ? Entrando, sulla sinistra, l'occhio é immediatamente attirato da un gigantesco seno sospeso per aria. La bevanda divina è un inchiostro nero che cola goccia a goccia in un cratere di sale. Il seno alimenta il vulcano, lo sovrasta. L'artista m'introduce così nella sua caverna segreta. L'inizio è netto, folgorante. La seguo, presa per mano e trasportata da un ipotetico fumo dalla terra verso il mare, come un canto. Ecco l'onda. Mi avvicino. Sono spugne di mare leggerissime, intinte nel bianco, fragili e a mezz'aria, anche quelle. Su in alto vediamo i fili che le sostengono, visibili come quelli di una marionetta, che scendono dal bilancino. Chi è che dirige? Tre fogli di carta bianca, come lenzuoli stesi ad asciugare, portano le tracce di quest'ultima fatale domanda. Un paio di Parche immaginarie convocate dall'artista mi accompagnano verso la sua tela. Una trama interrotta di pallottole di alghe secche, inanellate pazientemente una ad una. Tessuto vivente. Disegno mai finito. Dopo una lunga e dolcissima contemplazione mi dico che è tempo di salire al piano di sopra. Se un sopra esiste. La forza di gravità qui dentro è assente, piuttosto è questione di campi magnetici. Né c’è un dentro. La lava cade dal cielo. Sui muri, morti e nascite sono suggerite attraverso schermi di lattex ingialliti, antichi e segreti. Li spio, appunto, con la coda dell'occhio, prima di salire. Se entrando camminavo con il naso per aria, quassù non smetto di guardare per terra, attirata irresistibilmente verso la fine, come i bordi di una frontiera. L'artista ha rovesciato a ridosso di un muro della terra fresca. E' come un limite, l'inizio di un territorio. Con un mistero che trona in cima. Un gioiello ? Un tesoro ? Così vicino... ma troppo lontano per poterlo rubare. Ritorno sui miei passi per capire e l'artista mi strizza un occhio. Cosa vedo ? Delle provette, delle pietre che l'erosione naturale fa assomigliare a tanti cervelli. Un video che gira in tondo mi rinvia infine tutte le domande. Sul piccolo schermo una mano si chiude e si apre. Sul palmo dei sassolini come minuscole uova. La disposizione dei sassolini cambia casualmente ogni volta che la mano si apre. E io mi chiedo : dove sono ? Chi sono ? Mi dicono all'uscita che ho dimenticato un antro segreto. Sul tavolo di legno riposano pietre. A guardarle da vicino sembrano grotte, cavità minuscole dove rifugiarsi, dove nascondere le piccole uova. Vorrei risalire per andarle a cercare e vedere se entrano dentro, se la taglia delle uova corrisponde a quelle piccole cavità... Poi mi volto e inizio a leggere sui fogli appuntati al muro cosa c'era all'interno dell'uovo di Suni prima che si aprisse per far nascere l'artista. Abbandonato l’antro ritrovo quel seno gigante e tutto ricomincia.
Un noir et blanc en couleurs le travail de Suni, qui te repose et rafraichit après un long voyage, et t’enflamme en même temps de l’énergie qui se produit autour de ses œuvres.
On peut s’arrêter longuement devant chacune sans se sentir bête ou ignorant d’art, sans avoir besoin de demander d’explications ou lire de didascalies, car elles s’expliquent et se déplient toutes seules, en arrivant droit à un sens qui semble les contenir tous, vue toucher cœur esprit.
Il y en a qui semblent des pièces anciennes, que l’auteur a retrouvées dans quelque méandre du monde, son monde, et généreusement nettoyées pour les offrir à nous; et elle l’a fait avec soin, méticuleuse et honnête, en offrant à chacune l’espace pour qu’on puisse en jouir pleinement.
Ainsi nous nous retrouvons à marcher autour d’un nuage suspendu qui est aussi le fond de la mer qui ondoie imperceptible, ou à regarder hypnotisés la goute d’encre qui écrit notre sens du temps en s’élargissant sur le sel, invitation à y fourrer la main et nous salir de vie. Ainsi il nous semble voir le soleil doux posé sur le sommier aigu d’un lit qui est autre chose, et l’on a envie de rajouter un nœud à la toile inachevée tissue d’algues… Et encore elle nous parle d’un dedans secret la peau sur le mur, qui protège pudique peut-être un deuil, une blessure et sa douceur en même temps, et ce qu’elle laisse.
Elles se parlent les œuvres. L’une amplifie l’autre qui synthétise l’autre qui ouvre le chemin à l’autre qui soutient l’autre… et on se trouve ainsi dans une sorte de spirale douce, un champ magnétique qui de la naissance de la terre arrive jusqu’à la parole, écrite choisie protégée et libre.
Il faut du courage pour rester sans peau en face du monde, sans céder au chantage qui offrirait une protection en échange de banalité. Il n’y a rien de banal, rien de certain, rien d’artificiel. Tout est naturel et pourtant travaillé, voulu, sculpté, fondu, peint, dessiné, soudé, cousu, tissu, noué, encastré, battu, transporté, posé, repris, attaché, pendu. C’est un travail physique celui de l’artiste outre que du cœur. Et ça émeut de rentrer dans ce lieu plein de sens, dans lequel la sueur et la peine sont soutenues par la beauté et l’équilibre, où alors l’on peut, l’on veut s’arrêter, sentir quelque chose de soi, recevoir quelque chose d’ancien et songé.
Chiara Malta - Valentina Carnelutti
(Paris/Roma Giugno 2015)
E sono fierissima anche perché Suni è mia figlia!