Sabato 5 Marzo vi aspetto a Fiorenzuola d’Arda, per Aldo Braibanti

Alle 21, al Teatro Verdi di Fiorenzuola d'Arda, leggerò insieme al mio adorato amico giornalista Alessandro Cassin, le poesie di Aldo Braibanti, in occasione di un convegno su di lui.

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Aldo Braibanti se n’è andato senza clamore, così come aveva vissuto per anni, con orgoglio e dignità, lontano dall’attenzione mediatica in una solitudine cercata e subita.

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Alessandro Cassin

Non voleva commemorazioni, necrologi, omaggi; soprattutto non voleva retorica.

Eppure, a caldo, la sua scomparsa rimbomba come un tuono, e per chi gli è stato vicino, è difficile esimersi da alcune brevi considerazioni.

Aldo Braibanti (1922-2014) è stato una “presenza” costante nella cultura italiana, del dopoguerra, eppure il suo lavoro è pressoché sconosciuto.

Nonostante la sua vocazione cosmopolita, la storia di Braibanti è una storia tutta italiana. Il suo percorso intellettuale si consuma sullo sfondo di una precoce ribellione al Fascismo; la partecipazione alla Resistenza; l’adesione e successivo allontanamento al Partito Comunista; l’esplorazione a 360 gradi dei linguaggi poetici e scientifici, fino all’approdo all’ecologia —capitolo conclusivo di un percorso libertario— intesa come substrato fondamentale di ogni ricerca. Ma la sua vocazione profonda, il suo “mestiere di vivere” è la scrittura, concepita come laboratorio di pensiero.

Braibanti non ha mai voluto partecipare al “circo” dell’industria culturale, dei premi e della promozione personale. Non ha seguito trend e mode, piuttosto non ha mai smesso di produrre poesie, collage, spettacoli teatrali, radiodrammi, sceneggiature cinematografiche, prose d’arte e testi filosofici. Attraverso ironia e maieutica, ha cercato e trovato compagni di strada per ognuno dei suoi tanti progetti: unico requisito, la disponibilità totale all’avventura intellettuale.

Un paese che gira le spalle ai suoi poeti e ai suoi pensatori più radicali finisce inevitabilmente nell’appiattimento culturale. Braibanti, come spesso è successo agli individui e alle avanguardie intelligenti e attive, è stato “cancellato” dall’azione della maggioranza passiva e di potere.

Braibanti non è stato il primo o l’unico intellettuale italiano non allineato, scomodo e estraneo ai meccanismi del potere. Quello che sorprende è la sua simultanea presenza (tutti sanno di lui) e la non collocabilità culturale del suo lavoro.

Quarantasei anni fa Pier Paolo Pasolini, che non conosceva Braibanti personalmente, ma esclusivamente attraverso la sua opera, lo descriveva con parole che ci piace ricordare:

Se c’è un uomo ‘mite’ nel senso più puro del termine, questo è Braibanti: egli non si è appoggiato mai a niente e a nessuno […]  

Braibanti è un caso di intellettuale che ha rifiutato precocemente l’autorità che gli sarebbe provenuta dall’essere uno scrittore creato dall’industria culturale comunista; e ha poi rifiutato ,naturalmente l’autorità di uno scrittore creato dall’industria culturale […] La sua presenza nella letteratura è sempre stata intelligente, discreta, priva di vanità, incapace di invadenze.

 Aldo Braibanti non è stato capito. Scopriamolo da oggi. Le sue opere, luminose, aspettano solo di essere lette. E’ venuto il momento…

Alessandro Cassin, New York, 6 Aprile 2014

Aldo

Aldo Braibanti, fotografato da Alessandro Cassin, 2014

Io Aldo l'ho conosciuto a casa sua, molti anni fa. Abitava al Ghetto a Roma. In una casa che era un labirinto di libri, opere, collages, piccoli quadri e animali. Mi ha accolta come un nonno buono e sapiente invitandomi a vincere la mia timidezza e raccontagli di me. Era curioso. E io di lui. Mi ha insegnato in poche ore moltissime cose sulla vita, l'arte, il pudore, la libertà. E mi ha fatto conoscere le sue formiche, con cui conviveva e che studiava appassionatamente da anni. Mi accingevo a viaggiare per la prima volta in Messico, dove di lì a poco mi sarei poi trasferita, e mi chiese se per favore potevo portargli qualche esemplare di formica dallo Yucatán e da Teotihuacán. Mi spiegò come fare. Dovevo prendere la formica con indice e medio attenta a non schiacciarla troppo, e riporla in una scatoletta di fiammiferi con dentro un batuffolo di cotone imbevuto di acqua e zucchero... Gli portai le formiche e fu la seconda volta che lo vidi. Era entusiasta. Parlammo un intero pomeriggio, mi fece raccontare il mio viaggio e mi invitò a riflettere sulle ragioni del mio desiderio di partire e viaggiare. Ogni tanto ci interrompeva l'abbaiare del suo minuscolo cane e il gracchiare della papera, che condivideva con lui  la cucina. Aldo. Ci siamo incontrati qualche volta ancora, al mio ritorno in Italia... Mi ha regalato un libro, alcune poesie. Poi più, la vita, le mie figlie, la sua vecchiaia, i lavori... Leggere in memoria di lui ora è per me un po' come ritrovarlo, e accogliere ancora e condividere i suoi slanci. Vi aspetto. Grazie.

Valentina Carnelutti